Nobel per l’Economia 2023: premiata Claudia Goldin per gli studi sul mercato del lavoro delle donne

Articolo di Andrea Scotto

Claudia Goldin è la vincitrice del Premio Nobel per l’Economia 2023 per i suoi studi sul mercato del lavoro femminile a cui ha dedicato la sua intera vita professionale.

La Goldin è la terza donna premio Nobel per l’Economia, ma è la prima ad averlo fatto da sola.

Ad essere premiato è lo straordinario lavoro compiuto dalla studiosa, riguardante l’analisi delle cause e persistenze di una delle più accentuate e risalenti forme di disuguaglianza.

Trattasi di un tema centrale essenziale per comprendere le più importanti trasformazioni socio-economiche del nostro mondo.

Uno dei cambiamenti principali avvenuti nella nostra epoca, difatti, risulta essere l’aumento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro, triplicato nell’ultimo secolo.

Nonostante ciò, ancora oggi solo il 50% delle donne nel mondo lavorano, spesso a condizioni retributive inferiori rispetto agli uomini e con minime possibilità di accedere alle posizioni apicali.

Il tema ha dei riscontri concreti non solo in termini di equità e parità di trattamento, ma incide anche sotto il profilo dell’efficienza e della produttività.

Se le donne partecipano meno degli uomini al mercato del lavoro, si crea una perdita di talenti, di competenze e di lavoro e si riducono gli incentivi al lavoro di altre donne.

Allocare in modo efficiente il lavoro permette invece di non incorrere in costi economici sostanziali, con conseguenze positive per l’economia mondiale e per le aziende.

Claudia Goldin ha compiuto un’analisi storica dettagliata dei divari di genere negli ultimi 200 anni di storia degli Stati Uniti.

La Goldin rivela l’esistenza di una relazione a U nell’evoluzione nel corso del tempo del lavoro femminile, con tassi più elevati nel periodo pre-industriale rispetto al periodo dell’industrializzazione, periodo nel quale per le donne era assai più difficile conciliare lavoro e il ruolo di madre.

La fase successiva è caratterizzata da un nuovo aumento dell’occupazione femminile grazie alla domanda di lavoro nel settore dei servizi, all’investimento delle donne in istruzione, al progresso tecnologico, all’introduzione della pillola anticoncezionale che permette di controllare le nascite, al cambiamento di aspettative delle donne stesse riguardo le loro carriere future.

Dall’analisi svolta dalla ricercatrice si evince chiaramente come non sia sufficiente, nel mondo del lavoro, la mera crescita economica per livellare le diversità di genere.

Secondo la ricostruzione operata dalla Goldin, la discriminazione delle madri nel mercato del lavoro è la prima responsabile della maggior parte delle differenze di genere.

Goldin sottolinea come parte di questa penalizzazione dipenda dalla natura dei lavori contemporanei, i quali richiedono una presenza costante sul lavoro e una disponibilità continua.

La ricercatrice rinviene nello strumento della flessibilità la soluzione di suddette criticità, flessibilità da applicarsi agli orari di lavoro, così come ai luoghi ed ai ruoli di lavoro, al fine di permettere alle lavoratrici madri di poter unire vita lavorativa e vita familiare.

Una flessibilità che la tecnologia potrebbe rendere poco costosa e che, anzi, potrebbe addirittura rivelarsi una via percorribile per l’abbattimento dei costi del lavoro e giovare altresì alle aziende.

Foto di Wikipedia

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